Le limonaie sono l'espressione più particolare del lavoro delle genti dell'ambiente agrario nell'alto Garda. Sono particolari serre terrazzate, racchiuse su tre lati da alte mura in pietra, aperte verso sud. All'interno numerose alte colonne, pure in pietra, delimitano uno spazio di circa 20m quadri, circondato da un sentiero, nel quale trova posto solitamente uno o più alberi di agrumi. Sono collocate in modo da ricevere il migliore soleggiamento, dalle sponde del lago fino ad inerpicarsi su versanti rocciosi anche a 400 metri di quota, in conche riparate o protette dal vento da alberi di cipresso. Importante la presenza di acqua per l'irrigazione, raccolta in cisterne e poi convogliata con canaletti. I pilastri sostengono travi di castagno, sulle quali vengono poste assi di abete per la copertura protettiva invernale, solitamente da novembre a marzo. Il lato sud viene chiuso nella stagione fredda tramite telai di legno con vetri per permettere il passaggio dei raggi solari. All'occorrenza durante le notti con gelo intenso, nella limonaia venivano accesi dei falò o delle stufe per riscaldare l'ambiente e impedire la morte delle piante di limone. Si hanno notizie di limonaie già nel 1500, la produzione di agrumi toccò il suo apice nel Settecento, con 18-20 milioni di frutti l'anno. Dal 1850 incomincia il declino della coltivazione degli agrumi sulle sponde del Garda. La "malattia della gomma" e alcuni inverni particolarmente rigidi danneggiano gravemente gli alberi dei giardini di limoni, ma soprattutto la concorrenza con la produzione nel sud Italia e Spagna determinano l'abbandono delle limonaie. Restano ora ancora numerose testimonianze di questa antica tradizione agricola benacense. Per lo più abbandonate o inserite
nel contesto di altri edifici residenziali, a volte rispettosamente recuperate come monumenti di architettura rurale, caratterizzano il paesaggio dell'alto Garda.
Claudio T.
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